Solidare
Il quadro teorico di riferimento è prevalentemente quello gruppoanalitico
Tale modello si sviluppa a partire dal filone relazionale del pensiero psicoanalitico, i cui vertici più rilevanti, già presenti in Freud, sono rappresentati dai contributi di Ferenczi, Fairbairn, Bion, Burrow, Winnicott e Foulkes. In Italia un posto particolare spetta a Diego Napolitani, fondatore della Sgai (Società gruppoanalitica italiana), a cui Solidare è collegata in qualità di organizzazione corrispondente.
La dimensione sociale
Il pensiero gruppoanalitico considera la mente dell'individuo come il risultato costante delle relazioni significative che s'intrecciano dalla nascita in poi. La dimensione sociale non è solo l'habitat nel quale l'individuo è immerso, ma la struttura stessa dell'identità individuale formatasi nell'interazione tra l'ambiente internalizzato (le relazioni originarie, la famiglia, le esperienze vissute) e un principio auto-riorganizzatore di tale "ambiente interno".
Nel nostro operare, superando un modello che considera l'individuo solo come il risultato di azioni sociali o semplicemente determinato biologicamente, pensiamo alla persona come a un "attore sociale" coinvolto in "azioni sociali", orientate comunque da una propria autonomia e soggettività. Il dualismo tra natura-cultura, corpo-mente e interno-esterno lascia il posto a una concezione in cui la mente è ritenuta plurale e interattiva, sede di un complesso intreccio fra biologia, cultura e società.
Il pensiero gruppoanalitico concepisce l'approccio clinico come ricerca e non come semplicemente cura, poiché il disagio non è prodotto da condotte "sbagliate" alle quali sostituire condotte "giuste", ma dall'incapacità di dare senso agli accadimenti della propria vita, e quindi ri-progettarla man mano che si modificano le condizioni della nostra esistenza. Il sintomo è dunque - in questa prospettiva - la ripetizione dolorosa del fallimento delle capacità autoriorganizzative dell'individuo.
Il percorso terapeutico
Compito del terapeuta è accompagnare e assistere il paziente nel suo percorso di ricerca delle proprie radici e degli intrecci relazionali (le gruppalità interne) dai quali è costituito, in modo che egli stesso dia un nuovo senso alla propria esistenza.
È solo attraverso la riassunzione di responsabilità riguardo al proprio disagio - e non la semplice delega - che è possibile sottrarsi a un modello di cura medicalizzato e diagnosticante, per trasformare l'abituale disparità relazionale tra sano e malato, o tra chi cura e chi è curato, solitamente alla base delle tradizionali strutture di cura, in un progetto comune e condiviso.
Solidare è aperta all'incontro e alla collaborazione con operatori di altre scuole o indirizzi teorici che vogliano comunque partecipare a questo progetto, nella convinzione che uno scambio propositivo tra differenti prospettive possa essere un prezioso contributo al nostro operare.