
Solidare
Intervista a Roberta Marasco
La protagonista di "Speciale Elsa" è una ragazzina che si scopre innamorata di un'altra ragazza e in prima persona racconta la magia e il turbamento del primo amore. La storia, che ruota intorno al bar ormai chiuso dei nonni di Elsa, scelto come set di un film, è avvincente, ma quel che colpisce è soprattutto la voce di Elsa, fresca e autentica, che racconta la sua vita tra le uscite e la casa dei nonni, dove si trasferita con la mamma giovanissima e il fratello maggiore dopo la separazione dei genitori.
"Speciale Elsa", infatti, non parla soltanto del primo amore (tra ragazze), ma anche del crescere. Diventare grandi significa anche aprire gli occhi sulla realtà della propria famiglia: i genitori possono deludere, i nonni invecchiano, anche il fratellone sbaglia e l'attività di famiglia può chiudere i battenti... le certezze granitiche dell'infanzia crollano, provocando dolore e disorientamento, ma al contempo creando spazio per libertà e consapevolezze nuove.
Nel passaggio dall'infanzia all'adolescenza di Elsa le figure femminili della famiglia cambiano fisionomia: la mamma ragazzina ritrova profondità dopo che la figura idealizzata del padre viene ridimensionata e ricordi traumatici rimossi riemergono, e la nonna esce dal personaggio senza ombre che Elsa bambina le aveva cucito addosso e le dà insegnamenti importanti.
Come è nata l'idea di scrivere questo romanzo?
Mi sembrava importante che negli scaffali per ragazzi ci fosse una storia d'amore fra due ragazze. Sono relazioni che vengono vissute sempre più serenamente e liberamente e meritano di essere anche raccontate sempre di più. Inoltre, come dici tu giustamente, è anche un modo per raccontare quella fase della crescita, la scoperta di sé, i dubbi che la circondano. Crescendo, Elsa scopre di essere diversa da come l'hanno sempre vista gli altri, da quello che le persone a cui vuole bene si aspettano da lei. E questo la riempie di dubbi e di sensi di colpa, come credo succeda spesso nei momenti di cambiamento, quando ti chiedi se per assomigliare a te stessa non rischi di tradire gli affetti e le aspettative altrui.
Il passaggio di Elsa a una fase nuova della vita avviene anche grazie al riconoscimento che riceve da parte delle donne della sua famiglia; quale ruolo ha secondo lei il "passaggio di testimone" tra le diverse generazioni di donne?
Sì, le figure femminili sono importanti nella storia. Più che di un passaggio di testimone forse si può parlare di un invito a non commettere gli stessi errori. La nonna di Elsa ha sempre dato un'immagine di sé che non corrispondeva al vero, per tenere insieme la famiglia. Quando capisce che la figlia rischia a sua volta di tradire se stessa, si racconta com'è davvero. Le figure femminili poi mi permettevano di affrontare il tema delle radici, che mi stava a cuore. Quanto ci possiamo allontanare dalle proprie origini senza tradire se stesse, senza rischiare di perderci? È un po' questo che si domanda Elsa nel corso della storia.
Oltre a Elsa, voce narrante del libro, ci sono tanti personaggi secondari ben delineati e "vivi". A chi potrebbe dare voce il suo prossimo romanzo?
Fra tutte, io sono affezionata soprattutto al fratello di Elsa, che è bloccato fra modelli maschili diversi e non riesce a trovare il proprio. Mi piacerebbe dedicare il prossimo romanzo a una figura maschile. Sono convinta che sia sempre più necessario trovare il modo di includere i ragazzi parlando di affetti, di emozioni e di fragilità, per aiutarli a costruire una mascolinità diversa e più sana.
Sara Pagani