
Solidare
Un giardino straordinario
Sam Boughton, 2018 Terre di Mezzo
La storia è quella di un bambino di nome Joe, possiede una prodigiosa fantasia che lo porta lontano dal mondo ordinario fatto di palazzi grigi e ingombranti. Nel suo mondo infatti gli alberi crescono più in alto delle case e strani animali girano per la città. Mentre è solo nel suo letto, vicino ai suoi pensieri, prendendo spunto dal suo libro preferito, germoglia in lui un’idea. Decide così di mettersi all’opera, recupera gli strumenti e pianta un seme del torsolo di una mela. Qualcosa di piccolissimo, che va concimato bagnato e soprattutto desiderato. Aspetta… aspetta ma non succede niente, si stanca arriva quasi a dimenticarsene fino a che il suo sguardo incontra il colore e il corpo della pianta che sta crescendo. Impara ad occuparsene e ne pianta altre che vanno a creare un giardino straordinario, così decide di condividerlo con gli abitanti della città che incuriositi si accorgono di questa bellezza. Piano piano con il tempo, la fatica e la pazienza il mondo ordinario di Joe si trasforma.
Joe tiene vivo dentro di sé il seme e fa così l’esperienza di tenere a mentre l’altro, la sua pianta, prima quasi dimenticata e poi tanto investita. La relazione da due passa a tre, si allarga introducendo anche i vicini che abiteranno il giardino straordinario. Ma cosa può significare abitare l’ambiente e secondo quale logica ce ne si può occupare?
Sarantis Thanopulos (psicoanalista SPI) propone un’interessante riflessione sul rapporto tra uomo e natura (Il Manifesto 19 dicembre 2020:L’economia, la cultura e la natura di Sarantis Thanopulos, Luigi Maria Sicca). Coltivare l’ambiente può essere riletto come la possibilità di porsi all’interno di una relazione significativa con l’altro da sé, in questo caso la natura che in quanto tale va rispettata.
La relazione però si dovrebbe poggiare non tanto sull’appagamento del bisogno immediato che rischia di portare ad adeguarsi, sottomettere o dominare evitando così di vivere tensioni e insicurezze ma sul desiderio che è in grado di creare trasformazione: ascolta, si interroga, si modula, apprende, utilizza l’altro senza manipolarlo ma creando esperienza e quindi possibilità di convivenza.
Sara Galimberti