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Libri

Ottonari psicoanalitici

Cecilia Ferrari

Ottonari psicoanalitici

2019, Albatros

Cecilia Ferrari è una giovane collega di cui ho apprezzato nel corso del tempo il pensiero complesso quel tanto da permetterle di addentrarsi con coscienza nei meandri difficili delle tessiture relazionali, che sono alla base e sostengono il senso del lavoro psicoanalitico: meandri che, quando se ne intravede il percorso corretto, offrono una occasione di intimità profonda fra esseri umani (per il paziente e anche per l’analista) che davvero solo nella stanza d’analisi, come forse neanche nella nostre storie d’amore adulte, può ripetersi con quella intensità e senso di affidamento innocente che abbiamo potuto provare tra le braccia dei nostri genitori quando eravamo bambini.

I suoi ottonari in forma di filastrocche, ben lungi dall’essere solo intrattenimento, evocano e ribadiscono quello che dovrebbe essere il compito elettivo di una relazionalità profonda, quella che ci serve come strumento di una buona clinica: andare là dove ci sono sentimenti di paura, confusione, angoscia, smarrimento/ dissoluzione del senso di sé, e confortarli con la sensibilità amichevole e solidale di una parola che ha imparato a farsi davvero vicina e a stare tutto il tempo che serve accanto alla sofferenza. Questo significa - e chiamiamola come vogliamo, arte, tecnica: più semplicemente e verosimilmente, umanità – imparare a toccare con le parole. “Toccare”, arrivare con le parole al cuore, è l’assunto originario d’amore che sollecita negli esseri umani il bisogno di relazione: quando nasciamo, il diventare figli, sentire che si è il frutto di una generatività voluta (almeno per un po’ di tempo, quel tanto sufficiente per non diventare psicotici…), passa attraverso un accudimento psichico che è fatto anche di parole, non solo di corpo: o meglio, di parole che sono anche corpo, cioè incarnate.

La fiaba, la filastrocca, che in questa funzione accuditiva della parola immaginiamo raccontata con la voce lieve e rassicurante di una mamma o di un papà, alla sera, al momento del sonno del proprio bambino, hanno questa funzione di arrivare all’altro con questa qualità psicocorporea. E non diversamente dovrebbe essere la cura psicoanalitica: parimenti andare nelle stanze buie che sono nel cuore dei nostri pazienti a illuminare, per come possiamo, ciò che non possono ancora vedere dentro di sé e da cui sono spaventati. La funzione metaforica della fiaba è proprio quella di “portare fuori” (meta/fora), attraverso spostamenti immaginativi e semantici, contenuti che nella loro evidenza troppo visibile possono non essere tollerabili e quindi indurre alla chiusura. Le fiabe e le filastrocche ci servono per andare nella stanza del “bambino” (che permane nel cuore dei pazienti e di tutti noi via via che incontriamo la vita), per mettere un po' di luce a rischiarare il buio di presenze sconosciute che spaventano e perseguitano. Filastrocche e clinica, un connubio in apparenza impossibile: eppure, se ci pensiamo, la parola “clinica” ha una derivazione etimologica che noi clinici dovremmo più spesso ricordare per non farci prendere la mano da un certo facile interpretativismo, una certa diagnostica indiscriminata…: “clinica” deriva dal greco kline, letto, come a suggerire che per curare veramente bisogna stare accanto al giaciglio dove il paziente si è coricato. Bisogna inclinarsi verso di lui e ascoltare dalla sua bocca ciò che lo fa soffrire, e che tocca a noi raccogliere, contenere dentro e farlo diventare come se fosse un soffrire anche nostro: insomma sentirlo e pensarlo.

Nella fiaba raccontata da un genitore a un bambino per accompagnarlo ad affrontare le figure del suo piccolo inconscio, nelle filastrocche di Cecilia Ferrari che ci ricordano anche da adulti quanto quel linguaggio apparentemente evasivo in realtà ci chieda di stare nel nostro “dentro” per diventarne confidenti, troviamo le sembianze di quella parola originaria, gentile, partecipata, accudente dove risiede il vero fattore terapeutico: una parola che “tocca” e non spiega, una parola che non indica come il mondo dovrebbe essere o non essere. Una parola che evoca, al limite suggerisce, e che sempre accompagna e soprattutto non lascia mai soli.

(Testo di Sergio Perri)

Una ricetta miracolosa

scritto e illustrato da Gaetan Dorèmus

Una ricetta miracolosa

2016, Terre di Mezzo Editore

Questo libro vince il premio della sezione speciale Books & Seeds al Bologna Ragazzi Award 2015.

Alla fine di una giornata come tante in cui ognuno ha avuto il suo da fare arrivati a sera può accadere di rendersi conto di non avere niente in frigorifero o in dispensa e di non fare più in tempo a comprare qualcosa per la cena. Sembrerebbe una vera e propria catastrofe!
Qualcuno ha passato tutto il giorno al telefono, qualcuno ha pedalato, pedalato, pedalato, qualcuno ha avuto una giornata faticosa. Ma nessuno ha fatto la spesa. Andrea ha solo tre carote, decide di salire al piano di sopra dal vicino Nicola che ha due uova e un po' di formaggio.
“Con due carote due uova e un po' di cacio non andremo lontani” commenta Andrea. E gli altri abitanti del condominio non sono messi meglio. Che fare? Per preparare la cena servirebbe proprio un'idea geniale... Di botto Nicola trascina Andrea al piano di sopra: “se la famiglia del secondo avesse altro da darci potrebbe venir fuori un bel manicaretto no?”

L’autore ci accompagna un piano dopo l’altro alla ricerca di uno o più ingredienti che presi singolarmente non sono così gustosi ma che, combinati ad altri, possono diventarlo. Ogni abitante del condominio decide infatti di partecipare con quello che può. Gli ingredienti raccolti però non bastano, serve che ognuno metta un po' le mani in pasta e dia il suo contributo per realizzare il gustoso tortino che sazierà l’appetito di tutti i commensali.
Mentre saliamo le scale incontriamo i colori dei personaggi e del loro cibo che ravvivano il grigiore di partenza e arrivano, all’ultimo piano, a mescolarsi insieme. Il pasto diventa un momento di condivisione, un nutrimento di cui godere perché ognuno ha potuto mettere del proprio.

Un augurio a grandi e piccoli per le tavole imbandite delle feste… a quelle più abbondanti in cui scegliere ciò che si desidera mangiare, a quelle più semplici che saziano senza esagerare e lasciano ancora un po' di spazio, alle famiglie più chiassose e a quelle più silenziose, ai bambini più felici della compagnia e a quelli che “mamma tutta questa gente via!”, alla possibilità che ognuno in queste feste possa trovare il suo colore e il suo pezzetto, al pensiero che sa tenerci vicino all’altro quando non c’è, …al sapere di potersi ritrovare!

Il mondo è tuo

Riccardo Bozzi

Il mondo è tuo

2016, Terre di Mezzo Editore

Il 20 novembre si celebra la Giornata Mondiale dei Diritti di bambini e adolescenti, in ricordo della promulgazione avvenuta nel 1989 della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza.

La Convezione è un testo giuridico composto da 54 articoli; i 196 Stati che l’hanno ratificato esprimono consenso sugli obblighi che si dovrebbero avere nei confronti dell’infanzia.
Si riconoscono tutti i bambini e le bambine come titolari di diritti civili, sociali, politici, culturali ed economici. Si promuovono inoltre alcuni principi generali: la non discriminazione, il superiore interesse dei minori nelle decisioni, la partecipazione e l’ascolto, il rispetto, il sostegno allo sviluppo.

Parlare nell’ “oggi”, non solo perché giorno di ricorrenza, del valore del Diritto è doveroso e imprescindibile e non può esaurirsi in una data. Così “Il mondo è tuo” di Riccardo Bozzi racchiude al suo interno un messaggio di libertà e l’essenza dell’infanzia.
Le illustrazioni di Olimpia Zagnoli accompagnano, attraverso una grafica essenziale e coloratissima, i testi brevi che raccontano la quotidianità dei bambini fatta di giochi, biciclette, fantasmi, aquiloni, temporali e arcobaleni.

Le frasi semplici e incisive colpiscono fin da subito il lettore, scandiscono un ritmo deciso intervallato da momenti più liberi: la pagina non satura il campo, né con immagini né con parole, questo lascia spazio all’emergere del pensiero e dell’emozione.
Lontano dal rischio di eccessive idealizzazioni, il libro è in grado di far coesistere al suo interno la dimensione della realtà con quella della speranza e della possibilità.

5 per 1000

La solidarietà che non costa

Con il cinque per mille ci aiuterai a incrementare il numero delle prestazioni gratuite per le persone in grave difficoltà psicologica ed economica.
Non ti costa niente e ci aiuterai a offrire un aiuto non solo a chi può permetterselo.

Cod. Fisc. 04917500961

Solidare, società cooperativa sociale ONLUS

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