Testo di Ljerka Rebrovic e Ivana Pipal
La Città Blu e la Città Gialla sono divise da un fiume, una è famosa per i suoi ombrelli variopinti l’altra per i calzolai che fabbricano scarpe eccezionali. Gli abitanti hanno sempre vissuto in pace finché un giorno non decidono di ridipingere il vecchio ponte che collega le due città: ma di che colore? I bambini propongono un colore vivace, tutti trovarono l’idea eccellente ma non riescono in nessun modo a trovare un colore che vada bene a tutti così decidono di dipingerlo metà di giallo e metà di blu… ahimè rimangono contenti solo per poco e a metà.
Questo segna l’inizio di un conflitto fra le due città. Ogni città decide di pitturare tutto del proprio colore, comprese case biciclette e automobili per sottolinearne l’importanza e l’esclusività! In questo momento le persone delle due città sono così concentrare sulla salvaguardia del proprio colore che potreste avvistare un gatto un bambino o una nonna colorate interamente di giallo o blu, non spaventatevi. Chissà se gli abitanti della stessa città riescono a riconoscersi vestiti tutti uguali… Arrivano persino a piantare fiori solo blu o solo gialli e a colorare anche i bruchi! Se nascessero farfalle blu nella città gialla? Un’assurdità!
Quando piove le persone vanno per la città a piedi nudi per non comprare le scarpe di quei cialtroni che vivono di là… e senza riparo sopra la testa per non comprare gli ombrelli di quegli stolti che stanno dall’altra parte del ponte! Quando arriva la notte e scende il buio corrono da una parte all’altra per imbrattare i muri o le case.
I colori sono diventati così importanti che tutto il resto si è perso di vista… Il blu e il giallo hanno annebbiato la loro testa e il loro cuore. Poi un giorno arriva la pioggia, tanta pioggia. All’inizio crea parecchia confusione, provate ad immaginare i colori che si sciolgono, il bisogno di ridipingere, il desiderio di avere un ponte tutto giallo o tutto blu... chissà poi questa urgenza di avere un solo colore cosa mai significherà… Farà sentire potenti? Vittoriosi? Invincibili? Al sicuro da ogni minaccia?
La paura dell’altro, del diverso, della vulnerabilità ha portato gli abitanti a chiudersi nella propria città senza riuscire più a riconoscere la bellezza dei colori e la possibilità di integrarli dentro ogni casa e ogni persona.
La pioggia per fortuna continua per giorni e giorni e lava via il giallo e il blu che mischiandosi insieme crearono il verde… speranza, mi piace pensare. Le persone smettono di picchiarsi anche perché sono tutte verdi e non sanno più chi stanno colpendo. Allora tornano a riconoscersi, a capire che in fondo in fondo non sono poi così diverse, abitano lo stesso mondo! E soprattutto, quasi tutte, sono stufe stanche sfinite tristi arrabbiate per la situazione.
Decidono di ridipingere il ponte non con uno, non con due, nemmeno con tre ma con tutti i colori dell’arcobaleno che è tornato a splendere nel cielo. In quel cielo dove immagino che tutti vedano la stessa Luna.
Chissà se la luna di Kiev è bella come la luna di Roma, chissà se è la stessa o soltanto sua sorella… “Ma son sempre quella! – la luna protesta – non sono mica un berretto da notte sulla tua testa! Viaggiando quassù faccio lume a tutti quanti, dall’India al Perù, dal Tevere al Mar Morto, e i miei raggi viaggiano senza passaporto”.
Testo di Chandra Livia Candiani
Dammi l’acqua,
Dammi la mano,
Dammi la tua parola
Che siamo
Nello stesso mondo
Leporello, libro realizzato a mano su cartoncino Fabriano 5, 50% cotone, 300 g/m2 e carta Rusticus Fabriano 95 g/m2 con timbri intagliati nelle gomme da cancellare. Brano tratto dalla poesia di Chandra Livia Candiani nella raccolta Fatti vivo, Einaudi, 2017.
Testo di Beatrice Alemagna
Solitamente quando inizio a pensare ad un albo illustrato non sorgono grosse difficoltà rispetto alla stesura di qualche pensiero. Mi basta fare un tuffo nella storia provare a viverla e lasciare qualche traccia scritta delle emozioni e dei contenuti, più o meni visibili, che sono riaffiorati in superficie.
“Che cos’è un bambino?” di Beatrice Alemagna mi ha con sorpresa rallentato, mi sono accorta di aver avuto difficoltà nel capire da dove iniziare e ho riflettuto su questo punto. Penso che sia difficile parlare di un libro come questo, considerato un classico della letteratura d’infanzia, senza spendere delle parole per la sua autrice e provare a conoscerla un pò.
Beatrice Alemagna è nata a Bologna nel 1973. Dopo aver studiato progettazione grafica e comunicazione visiva a Urbino nel 1996 vince il primo premio del concorso d’illustrazione Figures futures al Salon du Livre et de la Presse Jeunesse – Montreuil; nel 2000, il Prix Attention Talent-Fnac; nel 2002, il Prix Octogones.
È diventata molto rapidamente una delle autrici e illustratrici più apprezzate e premiate a livello internazionale grazie alla sua determinazione nell’esprimere uno stile unico e molto personale lontano da ogni corrente o moda del momento.
All’inizio del suo percorso artistico ha lasciato l’Italia per trasferirsi a Parigi dove è stata da subito molto apprezzata, inizierà anche a lavorare con dei manifesti per il Centre Pompidou.
Parigi le ha aperto le braccia da subito; arrivata già con parecchi libri e storie nel cassetto è infatti riuscita a conquistare l’editore che desiderava pubblicasse i suoi racconti. Il suo intento era quello di raccontare storie non comuni accompagnate da disegni non classici, per questo serviva un editore con apertura di spirito e alla ricerca di oggetti artistici più che di prodotti confezionati.
Nel 2007, ha ottenuto la menzione al Bologna Ragazzi Award. Ha esposto a Bologna, Milano, Roma, Parigi, Monaco, Lisbona, Tokyo e Kyoto. Ha pubblicato oltre quindici album presso i più importanti editori francesi, come Seuil, Autrement et Gallimard. Sue illustrazioni corredano i testi di grandi autori fra cui Apollinaire, Queneau, Huxley, Grossman, Dahl, Rodari.
Monde des livres, Elle, Vogue Italia, EpoK, Pages, la Repubblica le hanno dedicato servizi e ritratti.
Le piace l’appellativo che le è stato conferito di Illustr-Autrice volto a sottolineare la compenetrazione tra immagini e parole ma non solo, le storie suggeriscono immagini e le immagini hanno il potere di raccontare storie a sé stanti, questo permette letture su più piani.
Il suo stile è “non avere uno stile”, qualcuno le commenta “sei sempre diversa ma si vede che sei sempre tu” qualcun altro invece è più disorientato e si chiede come faccia a creare libri così eterogenei rimanendo sempre la stessa persona. La sua tecnica varia ed è una sorpresa continua, dichiara che la scoperta di qualcosa che sfugge di mano è un’occasione per arricchire ed ampliare la pratica grafica.
Il suo sogno è sempre stato quello di raccontare storie ai bambini ma anche al bambino che c’è dentro ogni persona, questo è possibile a partire dal ricontattare la bambina interna dentro di lei che sente ancora il bisogno di esprimersi. Racconta che da piccola, sola nella sua cameretta, custodiva i libri sotto il letto e si divertiva a leggere a gran voce storie diverse interpretando ogni personaggio in modo unico.
Per Alemagna le idee nascono dalle emozioni, quelle degli altri e quelle che sente dentro, questo è il motore principale che muove il lavoro. I suoi disegni infatti più che voler “apparire” aprono al “sentire”.
“Che cos’è un bambino?” è fra i libri che hanno riscosso maggior successo; difficile pensare di dare una definizione a questo testo forse non è proprio possibile se si parte dall’idea di definirlo, questo rischia di soffocarlo un po’...
L’autrice racconta che il libro è stato scritto di notte mentre cercava di addormentarsi e nel frattempo si chiedeva “Tu che vuoi fare albi per bambini, ti sei mai chiesta che cos’è un bambino?” come a sottolineare che la conoscenza del bambino passi dalla necessità dell’incontro, di “muoversi verso” e nei casi più fortunati trovarlo lì… seduto, sdraiato, aggrovigliato, a pancia in su, saltellante, disperato, curioso, pensieroso coltivando l’accettazione che per alcuni bambini non sia semplice farsi trovare ma indispensabile sapere che qualcuno sempre li cercherà.
Questo libro non è una storia ma un insieme di riflessioni che aprono con leggerezza dei pensieri profondi sulla complessità e lo spessore dei bambini. Volti e parole si susseguono nelle pagine del libro, in sottofondo una linea temporale che parte dal bambino dell’oggi e pone lo sguardo al bambino che sarà lasciando il campo insaturo e in divenire.
Ci sono bambini che hanno fretta di diventare grandi e che sono felici di crescere, altri che pensano proprio il contrario. Bambini che desiderano cose strane come le scarpe che brillano o lo zucchero filato a colazione e che fanno fatica a capire come i grandi possano dormire senza l’inseparabile cane giallo e lavarsi tutti i giorni. Ci sono bambini che piangono forte a differenza dei grandi che cercano di fare piano per non farsi sentire, ma i bambini fanno solo finta di non accorgersene. Bambini che posseggono delle piccole cose ma vivono in un mondo grandissimo all’interno del quale le scale non finiscono mai e gli autobus salgono sullo spazio, loro per fortuna possono annusare l’erba e correre dietro ai piccioni.
Bambini che hanno bisogno dell’adulto per crescere, dei suoi occhi spalancati, gentili e in ascolto.
E quando saranno grandi?
…. Ma che importa pensarci adesso?
Un bambino è una persona piccola.
Ora per addormentarsi, ha bisogno degli occhi gentili.
E di una lucina vicino al letto.
Si consiglia una lettura approfondita dell’intera produzione dell’illustre autrice Beatrice Alemagna, come sempre è possibile scegliere se leggere da soli o in compagnia di persone piccole dalle idee grandi.
(testo di Sara Galimberti)
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